Tre unità funzionali, inversioni d'azione e il paradosso della rettificazione lombare
La classificazione anatomica tradizionale non sempre descrive in modo adeguato il comportamento funzionale della colonna.
Le inserzioni muscolari creano tre unità mio-funzionali che attraversano i confini anatomici:
Questa suddivisione spiega perché una cervicalgia può originare da D3, perché il trattamento del tratto dorsale richiede di considerare le scapole, e perché la lombalgia spesso coinvolge le vertebre dorsali basse.
Questo corso insegna a leggere la colonna come sistema di unità funzionali interconnesse, identificando quali muscoli — attraverso i loro accorciamenti — determinano le alterazioni delle curve e le compressioni discali.
La maggior parte degli approcci tratta il segmento sintomatico senza considerare che ogni modifica su un tratto della sinusoide vertebrale richiede compensazioni negli altri.
Un'iperlordosi cervicale non è un problema isolato: coinvolge i muscoli cranio-scapolari, modifica la cifosi dorsale, e può essere compensata — o aggravata — dalle forze che agiscono sul tratto lombare.
Focalizzarsi esclusivamente sul segmento doloroso, senza considerare la logica sistemica delle curve, può portare a risultati parziali o poco stabili.
La soluzione: analisi vettoriale delle dominanze sul piano sagittale
I muscoli che agiscono sulla colonna producono forze con direzione e intensità precise. Quando queste forze si sommano in modo asimmetrico, creano dominanze che modificano le curve fisiologiche.
L'analisi vettoriale permette di:
Orientare il trattamento sui muscoli responsabili
Il tratto cranio-cervico-dorsale presenta una caratteristica unica: è l'unico segmento con muscoli paravertebrali sia anteriori che posteriori.
Questo configura un meccanismo biomeccanico che modifica la lettura clinica e richiede un’analisi specifica.
Il meccanismo
In lordosi fisiologica: sternocleidomastoidei e muscoli anteriori del collo hanno la linea di forza che passa anteriormente alla colonna.
Quando si contraggono, riducono la lordosi cervicale.
In iperlordosi: la linea di forza si sposta posteriormente.
Gli stessi muscoli invertono la loro azione e diventano co-agonisti dei posteriori nell'aumentare la lordosi.
La conseguenza clinica
Una volta instaurata l'iperlordosi, tutti i muscoli del tratto cervicale — anteriori e posteriori — lavorano nella stessa direzione. Non esistono più antagonisti efficaci.
Questo spiega perché l'iperlordosi cervicale tende ad auto-mantenersi e perché i tentativi di "rilassare" la muscolatura cervicale spesso non producono risultati stabili: si sta agendo su muscoli che, in quella configurazione, sono tutti co-agonisti.
Quando i muscoli posteriori creano iperlordosi con flessione posteriore del capo, lo sguardo si orienta verso l'alto.
Per recuperare l'orizzontalità visiva, i muscoli anteriori proiettano il cranio in avanti, "srotolando" il rachide cervicale.
Risultato radiografico: colonna cervicale rettilinea e obliqua in avanti.
Interpretazione comune: "debolezza dei muscoli posteriori".
Interpretazione coerente con il quadro biomeccanico: compenso alla primaria iperlordosi.
La rettificazione maschera l'iperlordosi, non la sostituisce.
Test diagnostico
Riportando il cranio sulla verticale (passivamente, attivamente, o in posizione supina), la co-contrazione di tutti i muscoli cervicali rivelerà l'iperlordosi sottostante.
Questo è un concetto fondamentale spesso frainteso.
La cifosi fisiologica (D4-D6) è la congiunzione posteriore delle due lordosi funzionali.
Su questo tratto agiscono solo muscoli posteriori: romboidi, fasci medi e inferiori del trapezio, paravertebrali.
La dominanza vettoriale su D4-D6 è sempre in diminuzione della cifosi.
La sensazione che le scapole “escano” è legata a una proiezione anteriore del tratto D4-D6.
Gli adduttori scapolari (romboidi, fasci medi e inferiori del trapezio) hanno una potenzialità vettoriale più che doppia rispetto al gran dentato, unico abduttore.
Il loro accorciamento non può essere bilanciato.
Le scapole si adducono e la colonna D4-D6 viene proiettata anteriormente — "infossata" — con compressione dei dischi intervertebrali.
L'"ipercifosi" è in realtà inversione di curva
Quando l'apice cifotico appare spostato sotto D6 (tipicamente D7-D12), non si tratta di vera ipercifosi.
Il meccanismo:
La diagnosi differenziale è essenziale: nell'ipocifosi si trattano gli adduttori scapolari; nell'"ipercifosi apparente" si trattano i muscoli delle lordosi.
A livello lombare, tutti i muscoli con inserzione vertebrale sono co-agonisti nell'aumentare la lordosi:
Gli unici antagonisti sono i retti addominali che, non avendo inserzione diretta sulla colonna, risultano sottodominanti.
Il meccanismo paradossale
Se la dominanza è in iperlordosi, come si spiega la rettificazione lombare visibile in molti quadri radiografici?
La rettificazione non è riduzione delle forze lordosizzanti — è la loro esasperazione.
La colonna appare "dritta", ma le forze compressive sono massime.
L'orizzontalizzazione del sacro crea un momento di forza che può determinare listesi tra L5 e sacro.
Le curve vertebrali non sono dati anatomici fissi. Si sviluppano attraverso l'azione muscolare durante la crescita:
Le curve sono il risultato dell'azione muscolare, non semplici adattamenti anatomici.
Questo principio ontogenetico conferma che le alterazioni delle curve nell'adulto derivano da squilibri delle stesse forze muscolari.
Lettura mio-funzionale invece che anatomica
La suddivisione in tre unità funzionali (C0-D3, D4-D6, D7-S1) permette di comprendere perché i sintomi si manifestano dove si manifestano e quali muscoli sono realmente coinvolti.
Comprensione delle inversioni d'azione
Nel tratto cervicale, la posizione della colonna determina se un muscolo agisce come flessore o estensore. Senza questa comprensione, il trattamento può essere controproducente.
Distinzione tra cause primarie e compensi
La rettificazione cervicale può mascherare un'iperlordosi. L'"ipercifosi" può essere inversione di curva. La rettificazione lombare può derivare dall'esasperazione delle forze lordosizzanti. Il corso insegna a distinguere.
Analisi delle compressioni discali
L'accorciamento bilaterale dei muscoli simmetrici modifica le curve. Le componenti verticali delle forze si sommano, generando compressioni meccaniche sui dischi. Il corso analizza la distribuzione delle forze G e R su ogni segmento.
Ridurre la Forza Resistente per liberare la Forza Lavoro
Un muscolo accorciato non è un muscolo debole. È un muscolo inefficiente.
L'accorciamento delle componenti connettivali aumenta le resistenze interne: il muscolo deve spendere energia per vincere i propri attriti prima di produrre movimento utile.
L'obiettivo terapeutico non è "rinforzare" — è ridurre la Forza Resistente per rendere disponibile la Forza Lavoro che il muscolo già possiede.
Perché le contrazioni isometriche in massimo allungamento
Le componenti connettivali del muscolo mantengono deformazioni residue proporzionali alla forza applicata e al tempo di applicazione.
Durante una contrazione isometrica in massimo allungamento, le porzioni contrattili esercitano una trazione sulle componenti connettivali, producendo un allungamento residuo.
Se la contrazione avviene sotto il massimo allungamento disponibile, l'effetto si inverte: ulteriore accorciamento.
La doppia logica: analitica e sistemica
Ogni modifica su un'unità funzionale richiede adattamenti nelle altre. Il trattamento del segmento sintomatico può essere insufficiente o controproducente se non considera il sistema.
A fine seduta devono verificarsi contemporaneamente: miglioramento del problema locale, aumento dello spazio sistemico disponibile, riduzione complessiva della tensione muscolare, maggiore efficienza del movimento.
Questo corso si inserisce nel paradigma EIMRM (Evidence-Informed & Mechanistically-Reasoned Medicine), un'evoluzione dell'approccio Evidence-Based che integra tre dimensioni:
Evidence-Informed Utilizzo sistematico delle evidenze empiriche disponibili — studi clinici, RCT, outcome documentati — come riferimento per la pratica.
Mechanistically-Reasoned Ragionamento clinico fondato su principi verificabili: meccanica vettoriale, comportamento elastico dei tessuti, fisica delle forze applicate al sistema muscolo-scheletrico. Non solo "cosa funziona", ma "perché funziona".
Clinicamente verificabile Ogni intervento terapeutico produce effetti osservabili e misurabili: modifiche degli assi articolari, variazioni delle risultanti di forza, risposte funzionali documentabili nel tempo.
Il paradigma EIMRM riconosce che un intervento efficace deve essere contemporaneamente supportato da evidenze, coerente con i principi fisici che governano il corpo, e verificabile attraverso outcome clinici concreti.
Questo approccio permette di superare la dicotomia tra "manuale" e "scientifico", collocando l'analisi biomeccanica all'interno di un modello clinico razionale e trasparente.
Al termine del corso saprai:
ANALISI
Applicare la suddivisione mio-funzionale — Leggere la colonna come sistema di tre unità (C0-D3, D4-D6, D7-S1) invece che per segmenti anatomici, comprendendo le implicazioni cliniche di questa visione.
Riconoscere le inversioni d'azione nel tratto cervicale — Identificare quando sternocleidomastoidei e muscoli anteriori del collo agiscono come flessori o come co-agonisti degli estensori, in base alla configurazione della curva.
Distinguere ipocifosi da inversione di curva — Differenziare la vera diminuzione della cifosi D4-D6 dall'"ipercifosi apparente" con apice spostato, orientando correttamente la strategia terapeutica.
Interpretare la rettificazione lombare — Comprendere il meccanismo paradossale per cui l'esasperazione delle forze lordosizzanti produce una colonna apparentemente dritta.
Analizzare le compressioni discali — Valutare come la somma delle componenti vettoriali verticali generi compressioni meccaniche sui dischi intervertebrali in funzione della configurazione delle curve.
Utilizzare i test diagnostici differenziali — Applicare la trazione craniale, la posteriorizzazione del capo e altri test per distinguere cause primarie da compensi secondari.
TRATTAMENTO
Applicare le contrazioni isometriche in massimo allungamento — Eseguire correttamente la tecnica che produce allungamento delle componenti connettivali, evitando le posizioni che causano ulteriore accorciamento.
Selezionare i muscoli target in base al quadro — Trattare gli adduttori scapolari nell'ipocifosi, i muscoli delle lordosi nell'inversione di curva, distinguendo correttamente i due scenari.
Gestire il tratto cervicale considerando l'inversione d'azione — Impostare il trattamento sapendo che in iperlordosi tutti i muscoli sono co-agonisti e non esistono antagonisti efficaci.
Trattare la rettificazione lombare senza aggravare — Intervenire sulla coppia gran dorsali-iliaci comprendendo che la verticalizzazione è esasperazione, non riduzione, delle forze lordosizzanti.
Integrare lavoro analitico e controllo sistemico — Mantenere l'osservazione costante degli effetti sulle tre unità funzionali durante il trattamento di ciascun segmento.
Verificare l'efficacia del trattamento — Utilizzare i quattro criteri di verifica (miglioramento locale, aumento spazio sistemico, riduzione tensione complessiva, maggiore efficienza) per valutare la stabilità dei risultati.
- Fisioterapisti
- Medici
- Osteopati
- Massofisioterapisti
- Durata: 4 giorni in presenza – 32 ore
- Costo: 500 euro (in qualità di Proveder ECM n. 1701 il corso è in esenzione IVA)
- Crediti ECM: 41,6
Dott. Mauro Lastrico — Fisioterapista specializzato nella biomeccanica vertebrale, con focus su analisi vettoriale delle curve sagittali, inversioni d'azione e meccanismi di compenso tra unità funzionali.
Dott.ssa Laura Manni — Fisioterapista esperta in approccio posturale sistemico e trattamento delle disfunzioni vertebrali con tecniche attive e manuali combinate.
La docenza varia in base alla sede. Entrambi i docenti garantiscono lo stesso standard didattico, clinico e metodologico.
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