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Biomeccanica muscolo-scheletrica arto inferiore

corso ECM: valutazione e trattamento delle patologie di anca, ginocchio e piede

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Corso ECM per fisioterapisti, medici, podologi e osteopati

Dall'anca al piede: dominanze vettoriali, inversioni di azione e meccanismi adattativi sotto carico

L'arto inferiore sotto carico

A differenza dell'arto superiore, l'arto inferiore lavora prevalentemente sotto carico.

Gli stessi muscoli che in scarico flettono un'articolazione, in carico possono estenderla.

Non è una metafora: è fisica dei punti di applicazione delle forze.

Questo corso insegna a leggere le dominanze vettoriali dell'arto inferiore distinguendo tra condizioni di carico e scarico, e a riconoscere i meccanismi adattativi che il sistema utilizza quando i muscoli locali non possono bilanciare le forze in gioco.

Perché tanti trattamenti di anca, ginocchio e piede falliscono

Alcuni approcci terapeutici considerano l'arto inferiore come una sequenza di articolazioni separate.

Ma le forze che agiscono su anca, ginocchio e piede sono interdipendenti: un'alterazione in un distretto obbliga gli altri a compensare.

Un ginocchio in iperestensione modifica la distribuzione delle forze nell'acetabolo.

Un piede in supinazione costringe il femore a intraruotare per permettere l'appoggio plantare.

Un eccesso di tensione degli ischiocrurali può manifestarsi come lombalgia.

Trattare il distretto sintomatico senza comprendere la catena delle forze significa inseguire i compensi invece di risolvere le cause.

La soluzione: analisi vettoriale delle dominanze sotto carico

I muscoli generano forze con direzione, verso e intensità — sono vettori.

Ma nell'arto inferiore, la direzione dell'effetto dipende da quale estremo è fisso.

Con il femore punto mobile (arto sollevato), i flessori dell'anca flettono il femore sul bacino.

Con il femore punto fisso (piede in appoggio), gli stessi muscoli invertono l'effetto: invece di portare il femore verso il bacino, portano il bacino verso il femore, determinando antiversione pelvica e iperlordosi lombare.

Comprendere questo meccanismo è essenziale per interpretare correttamente i quadri clinici e orientare il trattamento.

L'inversione di azione: il principio che cambia la lettura clinica

Come gli ischiocrurali diventano estensori del ginocchio

In stazione eretta con piede appoggiato al suolo, gli ischiocrurali non flettono il ginocchio — lo estendono.

Il meccanismo è fisico: l'inserzione tibiale degli ischiocrurali si trova anteriormente rispetto alla SIPS.

Con il piede bloccato, la trazione muscolare non può portare la tibia verso l'ischio; invece, spinge il ginocchio verso l'estensione.

Lo stesso vale per il tricipite surale: con il tallone fisso, la trazione sul femore si converte in estensione.

Il retto femorale, considerato l'estensore per eccellenza, partecipa con una frazione minima della sua lunghezza. I veri motori dell'estensione sotto carico sono ischiocrurali e tricipite surale.

Questo spiega l'iperestensione del ginocchio: non è debolezza dei flessori, ma eccesso di tensione della coppia ischiocrurali-polpacci che, sotto carico, agisce in direzione estensoria

L'arco mediale plantare: un'eccezione biomeccanica unica

In tutte le articolazioni analizzate nel corpo umano, le forze muscolari sono in antagonismo: flessori contro estensori, adduttori contro abduttori.

L'arco mediale plantare è l'unica struttura dove tutti i vettori muscolari agiscono in sommatoria, nella stessa direzione: il sostegno della volta.

Tibiale anteriore, tibiale posteriore, tricipite surale, peroniero lungo, flessori delle dita, abduttore dell'alluce — tutti convergono nel mantenere l'arco.

Il principio ingegneristico

Non è un caso. L'arco mediale deve sostenere l'intero peso corporeo.

Come nei ponti, l'arco regge carichi enormi purché le basi siano stabili.

I muscoli fungono da tiranti dinamici che sostengono le basi e stabilizzano la struttura sotto le sollecitazioni del movimento.

Conseguenza clinica

Se tutti i muscoli sostengono l'arco, il vero piede piatto richiede una deformazione ossea strutturale o una patologia neurologica che inattivi i muscoli. Un'impronta piatta con arco osseo integro non è piede piatto — è un meccanismo adattivo che va compreso prima di essere "corretto".

Il piede piatto apparente: quando la causa è nel femore

Un piede con impronta piatta può nascondere un piede cavo compensato.

Il meccanismo: i supinatori del piede dominano sui pronatori. In condizioni normali, il piede tenderebbe al cavismo con appoggio sul bordo laterale. Ma questo impedirebbe la stazione eretta funzionale.

Il sistema trova una soluzione: utilizza l'intrarotazione femorale per portare la pianta del piede al suolo. I muscoli intrarotatori del femore vicariano l'azione dei pronatori insufficienti.

Test clinico: derotando attivamente o passivamente i femori, il piede rivela il suo vero assetto. Se compare cavismo, l'apparente piattismo era un adattamento.

Implicazione terapeutica: correggere l'impronta piatta con plantari o esercizi locali, senza comprendere il meccanismo, può determinare compensi in peggioramento a livello di ginocchio, anca o colonna.

La sindrome del piriforme: due meccanismi opposti, stesso risultato

Il piriforme può entrare in sofferenza per due ragioni opposte:

Scenario 1 — Contenimento: Se la testa del femore è spinta in intrarotazione e abduzione (come nel valgismo di ginocchio), il piriforme deve attivarsi ad alta intensità per contenere l'articolazione. Aumenta la sua Forza Resistente per mantenere tensione.

Scenario 2 — Accorciamento: Nel varismo di ginocchio, la testa del femore viene spinta all'interno dell'acetabolo. Il piriforme, con le inserzioni in avvicinamento, deve lavorare con tono basale aumentato per essere efficace come legamento dinamico.

In entrambi i casi: aumento della Forza Resistente, riduzione della Forza Lavoro disponibile, sovraccarico, possibile compressione del nervo sciatico.

La diagnosi differenziale richiede l'analisi delle dominanze vettoriali dell'intero arto, non solo l'esame locale del muscolo.

Analogamente, la sindrome del piriforme può essere determinata dall'intra o extra rotazione della testa del femore all'interno dell'acetabolo.

La progressione dei quadri del ginocchio

Le alterazioni del ginocchio seguono una sequenza logica determinata dall'intensificarsi degli accorciamenti muscolari:

Fase 1: Iperestensione + intrarotazione — La coppia ischiocrurali-tricipite surale, sotto carico, spinge il ginocchio in estensione. Gli intrarotatori (semitendinoso, semimembranoso) aggiungono la componente rotatoria.

Fase 2: Flessione + extrarotazione — Quando l'accorciamento progredisce oltre il limite articolare dell'iperestensione, le linee di forza si invertono nuovamente. Il ginocchio passa in flessione, la rotazione si inverte.

Implicazione clinica: Un ginocchio apparentemente in buona posizione potrebbe aver già esaurito le prime direzioni e trovarsi nelle fasi successive. La valutazione deve considerare la storia del quadro, non solo lo stato attuale.

Cosa distingue questo corso

Analisi delle dominanze in funzione del carico

Non esistono muscoli "flessori" o "estensori" in assoluto. Esistono forze che producono effetti diversi in funzione del punto fisso. Questo corso insegna a leggere le dominanze distinguendo sistematicamente tra condizioni di carico e scarico.

Riconoscimento dei meccanismi adattativi

Quando i muscoli locali non possono bilanciare una dominanza, il sistema recluta muscoli di altri distretti. Il piede piatto compensato da rotazione femorale è un esempio. Questo corso insegna a riconoscere questi meccanismi prima di intervenire.

Comprensione delle concatenazioni obbligate

Un'alterazione del ginocchio modifica necessariamente le forze nell'acetabolo. Un'alterazione del piede si ripercuote sul ginocchio. Questo corso analizza le concatenazioni meccaniche che collegano i tre distretti.

L'unicità dell'arco mediale

L'arco mediale plantare, con tutti i vettori in sommatoria, richiede una lettura specifica. Questo corso spiega perché il vero piede piatto è raro e come distinguerlo dai meccanismi adattativi.

Il principio terapeutico

Ridurre la Forza Resistente per liberare la Forza Lavoro

Un muscolo accorciato non è un muscolo debole. È un muscolo inefficiente.

L'accorciamento delle componenti connettivali aumenta le resistenze interne: il muscolo deve spendere energia per vincere i propri attriti prima di produrre movimento utile.

L'obiettivo terapeutico non è "rinforzare" — è ridurre la Forza Resistente per rendere disponibile la Forza Lavoro che il muscolo già possiede.

Perché le contrazioni isometriche in massimo allungamento

Le componenti connettivali del muscolo mantengono deformazioni residue proporzionali alla forza applicata e al tempo di applicazione.

Durante una contrazione isometrica in massimo allungamento, le porzioni contrattili esercitano una trazione sulle componenti connettivali, producendo un allungamento residuo.

Se la contrazione avviene sotto il massimo allungamento disponibile, l'effetto si inverte: ulteriore accorciamento.

La doppia logica: analitica e sistemica

Il trattamento dell'arto inferiore richiede particolare attenzione agli effetti sistemici. Un intervento sul piede può scaricarsi sull'anca. Un lavoro sull'anca può destabilizzare la colonna.

A fine seduta devono verificarsi contemporaneamente: miglioramento del problema locale, aumento dello spazio sistemico disponibile, riduzione complessiva della tensione muscolare, maggiore efficienza del movimento.

Se manca anche uno solo di questi elementi, i risultati saranno instabili.

Il modello scientifico: EIMRM

Questo corso si inserisce nel paradigma EIMRM (Evidence-Informed & Mechanistically-Reasoned Medicine), un'evoluzione dell'approccio Evidence-Based che integra tre dimensioni:

Evidence-Informed Utilizzo sistematico delle evidenze empiriche disponibili — studi clinici, RCT, outcome documentati — come riferimento per la pratica.

Mechanistically-Reasoned Ragionamento clinico fondato su principi verificabili: meccanica vettoriale, comportamento elastico dei tessuti, fisica delle forze applicate al sistema muscolo-scheletrico. Non solo "cosa funziona", ma "perché funziona".

Clinicamente verificabile Ogni intervento terapeutico produce effetti osservabili e misurabili: modifiche degli assi articolari, variazioni delle risultanti di forza, risposte funzionali documentabili nel tempo.

Il paradigma EIMRM riconosce che un intervento efficace deve essere contemporaneamente supportato da evidenze, coerente con i principi fisici che governano il corpo, e verificabile attraverso outcome clinici concreti.

Questo approccio permette di superare la dicotomia tra "manuale" e "scientifico", collocando l'analisi biomeccanica all'interno di un modello clinico razionale e trasparente.

Obiettivi formativi

Al termine del corso saprai:

ANALISI

Leggere le dominanze vettoriali in funzione del carico — Distinguere gli effetti muscolari tra femore mobile e femore fisso, comprendendo il meccanismo dell'inversione di azione.

Analizzare la coxo-femorale come sistema di forze — Riconoscere il ruolo dei muscoli monoarticolari come legamenti dinamici e dei poliarticolari come motori del movimento, identificando le dominanze in adduzione e intrarotazione.

Comprendere la progressione dei quadri del ginocchio — Riconoscere la sequenza iperestensione-intrarotazione → flessione-extrarotazione e le sue implicazioni diagnostiche.

Interpretare l'unicità dell'arco mediale — Comprendere perché tutti i vettori agiscono in sommatoria e quali conseguenze questo ha sulla diagnosi differenziale del piede piatto.

Riconoscere i meccanismi adattativi — Identificare quando un'apparente alterazione locale (es. piede piatto) è in realtà un compenso di problematiche prossimali (es. eccesso di cavismo compensato da rotazione femorale).

Valutare le concatenazioni anca-ginocchio-piede — Analizzare come le alterazioni di un distretto si ripercuotano obbligatoriamente sugli altri.

 

TRATTAMENTO

Applicare le contrazioni isometriche in massimo allungamento — Eseguire correttamente la tecnica che produce allungamento delle componenti connettivali, evitando le posizioni che causano ulteriore accorciamento.

Distinguere tra Forza Resistente e Forza Lavoro — Valutare l'efficienza muscolare reale, riconoscendo che un muscolo "resistente" non è un muscolo forte ma un muscolo con elevati attriti interni.

Trattare la sindrome del piriforme in base al meccanismo — Differenziare tra sovraccarico da contenimento e sovraccarico da accorciamento, orientando il trattamento di conseguenza.

Intervenire sui meccanismi adattativi senza destabilizzare — Trattare le cause prossimali prima di correggere gli adattamenti distali, evitando compensi in peggioramento.

Integrare lavoro analitico e controllo sistemico — Mantenere l'osservazione costante degli effetti su anca, ginocchio e piede durante il trattamento di ciascun distretto.

Verificare l'efficacia del trattamento — Utilizzare i quattro criteri di verifica (miglioramento locale, aumento spazio sistemico, riduzione tensione complessiva, maggiore efficienza) per valutare la stabilità dei risultati.

A chi è rivolto

- Fisioterapisti

- Medici

- Osteopati

- Podologi

- Massofisioterapisti

Durata, costo, ECM

- Durata: 4 giorni in presenza – 32 ore

- Costo: 500 euro (in qualità di Proveder ECM n. 1701 il corso è in esenzione IVA)

- Crediti ECM: 41,6

Docenti

Dott. Mauro Lastrico — Fisioterapista specializzato nella biomeccanica dell'arto inferiore, con focus su analisi vettoriale delle dominanze sotto carico, meccanismi adattativi e concatenazioni anca-ginocchio-piede.

Dott.ssa Laura Manni — Fisioterapista esperta in approccio posturale sistemico e trattamento delle disfunzioni articolari dell'arto inferiore con tecniche attive e manuali combinate.

La docenza varia in base alla sede. Entrambi i docenti garantiscono lo stesso standard didattico, clinico e metodologico.

Corsi disponibili

AIFiMM Formazione Mezieres

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