Quattro curve indipendenti, due quadri del gran dorsale e il criterio prognostico delle scoliosi
In stazione eretta il sistema muscolare è costantemente attivo per mantenere l'equilibrio.
Ciò che si osserva è il risultato delle strategie muscolari attive, non lo stato reale delle componenti connettivali.
In posizione supina l'equilibrio è stabile.
Nessun muscolo deve attivarsi per il mantenimento della posizione.
Si possono così osservare gli accorciamenti strutturali reali — quelli presenti con le componenti contrattili disattivate.
Non è raro che elementi scheletrici si presentino completamente invertiti rispetto all'osservazione in piedi: le compensazioni attive mascherano la condizione strutturale sottostante.
Questo corso insegna a leggere il piano frontale e rotatorio identificando le cause muscolari primarie attraverso una metodologia d'esame specifica, tecniche di palpazione differenziate per ogni tratto e principi interpretativi che distinguono tra trazione diretta e risultante meccanica.
Il sintomo si manifesta più frequentemente nel lato concavo. Il dolore, la compressione radicolare, le rigidità sono là.
Ma la causa è nei muscoli del lato convesso.
I muscoli che si inseriscono direttamente sulle vertebre producono, per trazione attiva, convessità omolaterale.
La concavità controlaterale è conseguenza meccanica, non causa.
Trattare il lato sintomatico significa trattare l'effetto.
I muscoli responsabili sono dall'altra parte.
Esempio clinico
Sintomatologia neurologica dell'arto superiore destro da compressione della radice di D2.
Il sintomo è a destra (lato concavo).
La causa sono i muscoli dell'emilato sinistro che determinano convessità omolaterale delle vertebre.
Il trattamento deve essere indirizzato a sinistra.
La distinzione è fondamentale per orientare il trattamento.
Convessità: deviazione prodotta da trazione muscolare diretta sulle vertebre.
I muscoli con inserzione vertebrale trazionano le vertebre verso di sé.
È il meccanismo dominante.
Concavità: deviazione che deriva come risultante meccanica di spostamenti di altri segmenti scheletrici.
L'elevazione dell'emibacino, per esempio, produce meccanicamente una concavità vertebrale lombare non legata ai muscoli che si inseriscono sulla colonna.
I muscoli con azione diretta sulle vertebre sono dominanti nel determinare le deviazioni.
Diagnosticamente, la convessità indica dove cercare la causa muscolare.
Sul piano frontale e rotatorio, la colonna non è un'unità.
È composta da quattro curve con muscoli responsabili distinti:
Curva cervicale (C1-C5) Muscoli responsabili della convessità: elevatore della scapola, scaleni. Quadro associato: scapola elevata e addotta, convessità delle prime coste.
Curva cervico-toracica (C6-D4) Muscoli responsabili della convessità: romboidi, fasci medi del trapezio. Quadro associato: elevazione e adduzione della scapola.
Curva toracica (D4-D12) Muscoli responsabili: gran dorsale (con i suoi due quadri distinti). Quadro associato: dipende dal pattern del gran dorsale.
Curva lombare (L1-L5) Muscoli responsabili della convessità: quadrato dei lombi, diaframma, psoas. La concavità può derivare da risultante meccanica dell'elevazione del bacino.
Queste curve possono presentarsi controlaterali l'una all'altra o unirsi formando raggi più ampi. Per il trattamento devono essere considerate separatamente con strategie specifiche per ogni tratto.
Il gran dorsale presenta una complessità biomeccanica proporzionale alle sue dimensioni.
Le sue molteplici linee di forza possono attivarsi in combinazioni diverse, determinando quadri clinici opposti.
Quadro A: il pattern dell'avvicinamento (raro)
Prevalgono i fasci che collegano la cresta iliaca all'omero.
Il loro accorciamento avvicina l'emibacino alla spalla omolaterale.
Azioni dirette: abbassamento della scapola, elevazione dell'emibacino.
Risultante meccanica: concavità laterale toracica omolaterale (D7-D12).
Segni clinici: clavicola discendente, concavità laterale del torace, emibacino elevato.
La concavità toracica non deriva dalla trazione diretta sulle vertebre, ma è conseguenza meccanica dell'avvicinamento tra scapola ed emibacino.
La sua riduzione non è ottenibile lavorando sui muscoli del lato convesso, ma sul gran dorsale del lato concavo.
Quadro B: il pattern dell'elevazione (frequente)
Prevalgono i fasci con inserzione vertebrale, in associazione con i muscoli che elevano il moncone della spalla.
Azioni dirette: elevazione in adduzione della scapola, convessità vertebrale D4-D12, elevazione dell'emibacino.
Segni clinici: scapola elevata e addotta, clavicola ascendente, convessità laterale toracica, emibacino elevato.
Il quadro B è clinicamente molto più frequente del quadro A.
Perché la distinzione è essenziale
Nel quadro A si lavora sul gran dorsale del lato della concavità (causa dell'avvicinamento meccanico).
Nel quadro B si lavora sul gran dorsale del lato della convessità (causa della trazione diretta).
Confondere i due quadri significa trattare il lato sbagliato.
Non è raro trovare quadri apparentemente incongruenti a livello lombare: vertebre in convessità omolaterale al bacino elevato.
Se con l'emibacino elevato le vertebre lombari si presentano in asse, è solo apparentemente un buon segno.
Meccanicamente, l'emibacino elevato dovrebbe produrre convessità controlaterale.
Se le vertebre sono in asse, significa che forze attive si oppongono alla risultante meccanica: quadrato dei lombi, pilastro del diaframma e psoas omolaterali al bacino elevato.
Tale opposizione determina irrigidimento del tratto con compressione discale per le componenti vettoriali verticali.
Il tratto appare "dritto" ma è sottoposto a forze convergenti che lo comprimono.
Nelle scoliosi, l'osservazione del rapporto tra rotazione e deviazione vertebrale fornisce indicazioni sulla risposta al trattamento.
Fisiologicamente, la rotazione dei corpi vertebrali è controlaterale alla convessità laterale.
In alcune scoliosi questa relazione si inverte.
Pattern fisiologico (rotazione opposta alla convessità)
Esistono margini di miglioramento con il lavoro sul sistema muscolare.
Dopo la maturità scheletrica, le possibilità di ridurre effettivamente i gradi di curva sono concrete.
Il sistema non è più sottoposto alle forze evolutive della patologia attiva.
Il lavoro sul riequilibrio vettoriale può esprimere il suo potenziale.
Pattern non fisiologico (rotazione omolaterale alla convessità)
La curva scoliotica è probabilmente strutturata.
L'obiettivo si limita al controllo sintomatologico.
La deformità ossea ha superato la capacità del sistema muscolare di modificarla.
L'importanza della distinzione
Il criterio orienta aspettative e strategia.
Nel pattern fisiologico si lavora per ridurre sia la sintomatologia che i gradi di curva.
Nel pattern non fisiologico si ottimizza il rapporto FR/FL per migliorare la funzionalità, senza aspettarsi modifiche strutturali significative.
Nella maggioranza dei casi di scoliosi, il rachide si presenta rigido e con significative alterazioni sagittali.
L'interpretazione biomeccanica: il sistema, non potendo più compensare sul piano sagittale senza determinare conflitti meccanici, inizia a utilizzare il piano frontale.
La comparsa di deviazioni laterali può essere espressione della saturazione delle possibilità di alterare ulteriormente l'andamento sagittale.
Clinicamente, le alterazioni dell'andamento sinusoidale sul piano sagittale risultano spesso complessivamente maggiori di quelle del piano frontale.
Una volta che un muscolo obliquo prevale sul controlaterale deviando lateralmente la colonna, cambiano le direzioni delle componenti vettoriali.
Quando le componenti longitudinali del muscolo antagonista hanno la loro proiezione oltre la linea mediana, queste si sommano alle forze del muscolo agonista.
Invece di opporsi, contribuiscono alla stabilizzazione della scoliosi.
Anche i paravertebrali, seguendo la colonna deviata, perdono la loro verticalità.
Le loro componenti verticali, invece di irrigidire in asse, si sommano alle forze oblique dominanti.
Il paradosso dei muscoli del lato concavo
I muscoli nel lato concavo sono in allungamento rispetto alla posizione iniziale.
Ma questo allungamento è solo apparente.
Questi muscoli aumentano la loro tensione nel tentativo di bilanciare la deviazione.
Nel tempo, l'eccesso di tensione determina accorciamento della componente connettivale.
I muscoli del lato concavo risultano in allungamento relativo rispetto alla posizione di partenza, ma complessivamente in accorciamento.
L'implicazione terapeutica
Il trattamento non può rivolgersi solo ai muscoli del lato convesso.
L'eccesso di tensione riguarda anche i controlaterali e i paravertebrali.
L'approccio bilaterale a dominanza mono-laterale è essenziale per interrompere il meccanismo di auto-perpetuazione.
Metodologia d'esame specifica
L'esame in posizione supina con allineamento sulla linea mediana (malleoli-sinfisi-manubrio-occipite) elimina le compensazioni attive e permette di valutare gli accorciamenti strutturali reali.
Tecniche di palpazione differenziate
Ogni tratto vertebrale richiede una tecnica specifica: trasverse per C1-C5, spinose per C6-D3 e lombare, convessità toracica per D4-D12.
Distinzione causa/effetto
La comprensione che convessità e concavità derivano da meccanismi diversi orienta il trattamento verso i muscoli responsabili, non verso il lato sintomatico.
I due quadri del gran dorsale
La distinzione tra quadro A e quadro B è essenziale per il tratto toracico. Confondere i due pattern significa trattare il lato sbagliato.
Il criterio prognostico per le scoliosi
Il rapporto rotazione/deviazione fornisce indicazioni sulla risposta al trattamento, orientando aspettative e strategia.
Ridurre la Forza Resistente per liberare la Forza Lavoro
L'accorciamento delle componenti connettivali aumenta le resistenze interne. Il muscolo deve spendere energia per vincere i propri attriti prima di produrre movimento utile.
L'obiettivo non è "rinforzare" — è ridurre la Forza Resistente per rendere disponibile la Forza Lavoro che il muscolo già possiede.
Perché le contrazioni isometriche in massimo allungamento
Durante una contrazione isometrica in massimo allungamento, le porzioni contrattili esercitano una trazione sulle componenti connettivali, producendo un allungamento residuo.
Se la contrazione avviene sotto il massimo allungamento disponibile, l'effetto si inverte: ulteriore accorciamento.
L'approccio bilaterale nelle deviazioni
Nelle scoliosi e nelle deviazioni frontali, l'eccesso di tensione riguarda entrambi i lati. I muscoli del lato concavo, pur apparendo "allungati", sono paradossalmente accorciati.
Il trattamento deve intervenire su entrambi i lati per interrompere il meccanismo di auto-perpetuazione.
La doppia logica: analitica e sistemica
Il lavoro sul singolo tratto deve considerare gli effetti sulle altre curve. Le quattro curve sono muscolarmente indipendenti ma meccanicamente interconnesse.
A fine seduta devono verificarsi contemporaneamente: miglioramento del problema locale, aumento dello spazio sistemico disponibile, riduzione complessiva della tensione, maggiore efficienza del movimento.
Questo corso si inserisce nel paradigma EIMRM (Evidence-Informed & Mechanistically-Reasoned Medicine), un'evoluzione dell'approccio Evidence-Based che integra tre dimensioni:
Evidence-Informed Utilizzo sistematico delle evidenze empiriche disponibili — studi clinici, RCT, outcome documentati — come riferimento per la pratica.
Mechanistically-Reasoned Ragionamento clinico fondato su principi verificabili: meccanica vettoriale, comportamento elastico dei tessuti, fisica delle forze applicate al sistema muscolo-scheletrico. Non solo "cosa funziona", ma "perché funziona".
Clinicamente verificabile Ogni intervento terapeutico produce effetti osservabili e misurabili: modifiche degli assi articolari, variazioni delle risultanti di forza, risposte funzionali documentabili nel tempo.
Il paradigma EIMRM riconosce che un intervento efficace deve essere contemporaneamente supportato da evidenze, coerente con i principi fisici che governano il corpo, e verificabile attraverso outcome clinici concreti.
Questo approccio permette di superare la dicotomia tra "manuale" e "scientifico", collocando l'analisi biomeccanica all'interno di un modello clinico razionale e trasparente.
Al termine del corso saprai:
ANALISI
Eseguire la valutazione in posizione supina — Posizionare correttamente il paziente sulla linea mediana, eliminando le compensazioni attive per identificare gli accorciamenti strutturali reali.
Applicare le tecniche di palpazione differenziate — Utilizzare trasverse, spinose o convessità toracica in base al tratto vertebrale, interpretando correttamente i reperti.
Distinguere convessità da concavità — Identificare se la deviazione deriva da trazione muscolare diretta o da risultante meccanica, orientando il trattamento verso la causa.
Riconoscere i due quadri del gran dorsale — Differenziare il quadro A (avvicinamento, concavità omolaterale) dal quadro B (elevazione, convessità omolaterale) e le rispettive implicazioni terapeutiche.
Analizzare le quattro curve indipendenti — Valutare separatamente cervicale, cervico-toracica, toracica e lombare, identificando i muscoli responsabili di ciascuna.
Applicare il criterio prognostico nelle scoliosi — Valutare il rapporto rotazione/deviazione per orientare aspettative e strategia terapeutica.
Interpretare le incongruenze apparenti — Comprendere perché vertebre "in asse" con bacino elevato indicano opposizione attiva e irrigidimento, non equilibrio.
TRATTAMENTO
Trattare il lato della causa, non del sintomo — Intervenire sui muscoli responsabili della convessità anche quando il sintomo è controlaterale.
Applicare l'approccio bilaterale — Trattare entrambi i lati nelle deviazioni frontali, interrompendo il meccanismo di auto-perpetuazione.
Gestire i muscoli del lato concavo — Riconoscere che sono paradossalmente accorciati nonostante l'apparente allungamento, e trattarli di conseguenza.
Differenziare il trattamento nei due quadri del gran dorsale — Nel quadro A lavorare sul lato della concavità, nel quadro B sul lato della convessità.
Applicare le contrazioni isometriche in massimo allungamento — Eseguire correttamente la tecnica su muscoli con decorso obliquo e inserzioni multiple.
Integrare piano sagittale e frontale — Considerare che le alterazioni frontali spesso derivano dalla saturazione delle possibilità sagittali.
Verificare l'efficacia del trattamento — Utilizzare i quattro criteri (miglioramento locale, aumento spazio sistemico, riduzione tensione, maggiore efficienza) per valutare la stabilità dei risultati.
- Fisioterapisti
- Medici
- Osteopati
- Massofisioterapisti
- Durata: 6 giorni in presenza – 48 ore
- Costo: 700 euro (in qualità di Proveder ECM n. 1701 il corso è in esenzione IVA)
- Crediti ECM: 50
Dott. Mauro Lastrico — Fisioterapista specializzato nell'analisi vettoriale delle deviazioni vertebrali, con focus su metodologia d'esame in posizione supina e trattamento delle scoliosi.
Dott.ssa Laura Manni — Fisioterapista esperta in approccio posturale sistemico e trattamento delle disfunzioni vertebrali con tecniche attive e manuali combinate.
La docenza varia in base alla sede. Entrambi i docenti garantiscono lo stesso standard didattico, clinico e metodologico.
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