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Biomeccanica vettoriale del movimento – corso in presenza

Modello sistemico per la performance e la prevenzione, basato sui principi del Metodo Mezieres

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Corso in presenza – 9 giornate formative in 3 seminari

Il primo corso in presenza che ti permette di vivere in prima persona la meccanica vettoriale – derivata dal Metodo Mézières – applicata al movimento sportivo e all’ambito preventivo.
Una formazione esperienziale per laureati in Scienze Motorie, chinesiologi e professionisti del movimento che vogliono allenare l’occhio biomeccanico direttamente sul campo: osservando, trattando e sperimentando sul proprio corpo le logiche delle catene e dei vettori.


Cosa ottieni partecipando (in presenza)

✓ Un’esperienza corporea completa: le 10 sedute tipo vissute in prima persona, alternando i ruoli di soggetto, osservatore e operatore.
✓ Feedback immediato dai docenti su osservazione, contatto, guida e correzione degli esercizi.
✓ Un laboratorio reale di lettura biomeccanica: corpi diversi, morfologie diverse, adattamenti diversi da interpretare insieme.
✓ Criteri chiari per riconoscere quando inviare al fisioterapista o al medico

Fondamento teorico del modello

Il modello proposto in questo corso deriva dalla reinterpretazione moderna dell’approccio originario di Françoise Mézières, sviluppato da AIFiMM in un quadro di biomeccanica vettoriale e fisica dei sistemi complessi.
In questo percorso tali principi vengono applicati in modo specifico all’ambito motorio e preventivo, con l’obiettivo di migliorare efficienza, controllo e qualità del gesto nei soggetti sani.

IL MODELLO BIOMECCANICO APPLICATO AL MOVIMENTO

Questo percorso applica il modello biomeccanico sistemico sviluppato da AIFiMM in un contesto specifico: la performance e la prevenzione.

Gli stessi principi fisici che governano il corpo umano vengono applicati qui esclusivamente al miglioramento dell’efficienza del movimento e alla prevenzione dei sovraccarichi nei soggetti sani.

È un approccio rigoroso, che integra:

  • meccanica vettoriale,

  • fisiologia muscolare,

  • complessità dei sistemi corporei,

  • osservazione tridimensionale del movimento.

Un modello scientifico applicato alla pratica quotidiana del professionista del movimento.

 

UNA PROFESSIONALITÀ SPECIFICA, BASATA SULLA FISICA DEL MOVIMENTO

Il corso è progettato per chi opera nell’ambito motorio e vuole comprendere come e perché il corpo si muove in un certo modo.
Sviluppa competenze per il lavoro su performance, prevenzione e ottimizzazione del gesto, nel rispetto delle normative italiane (DM 741/94 e L. 136/06).

L’obiettivo è semplice e ambizioso allo stesso tempo:

formare professionisti capaci di leggere il movimento attraverso le leggi della fisica e di guidarlo in modo più efficiente, preciso e sicuro.

Razionale biomeccanico

Il modello si basa sulla scomposizione vettoriale delle forze muscolari, sull’interazione tra componente contrattile e connettivale e sui principi di elasticità dei materiali.
Questi concetti, tradotti in criteri operativi, permettono di interpretare il movimento umano attraverso leggi fisiche verificabili: identificazione dei vettori dominanti, previsione delle risultanti di forza, riconoscimento dei compensi e lettura tridimensionale delle sequenze articolari.

Professione del Movimento e Modello Biomeccanico

Allenare il corpo non significa soltanto potenziarlo, ma comprenderne le leggi.

Questo corso forma professionisti del movimento con una identità scientifica precisa: esperti di biomeccanica applicata alla performance e alla prevenzione, con un modello fisico-matematico rigoroso e un ambito professionale autonomo.

Contenuti del programma

✓ Principi avanzati di meccanica vettoriale applicata al movimento umano
✓ Analisi sistemica delle catene muscolari e della distribuzione delle forze
✓ Strumenti pratici per ottimizzare efficienza, precisione e fluidità del gesto atletico
✓ Metodologie di prevenzione biomeccanica dei sovraccarichi nei soggetti sani
✓ Sequenze di esercizi attivi basate su contrazioni isometriche in massimo allungamento
✓ Capacità di riconoscere i segnali che richiedono invio allo specialista sanitario

Cosa imparerai concretamente

Imparerai a scomporre i movimenti complessi in componenti vettoriali misurabili, leggere come le forze si distribuiscono nel corpo e individuare dove si disperde energia.
Saprai intervenire con esercizi attivi specifici per migliorare l’efficienza biomeccanica di atleti e clienti sani, prevenendo compensi e sovraccarichi.

Il modello di riferimento

Il corso integra i principi della fisica lineare con l'approccio sistemico delle catene muscolari, offrendo una base scientifica solida per comprendere e ottimizzare il movimento umano.

È una prospettiva che insegna come allenare senza creare disfunzioni, restituendo al corpo la capacità di lavorare con la massima efficienza energetica.

IL MODELLO SCIENTIFICO: DALLA FISICA DEI MATERIALI AL GESTO ATLETICO

La biomeccanica è una scienza fisica. Le sue leggi valgono per tutti i corpi in movimento.

Questo corso applica i principi della fisica dei materiali e della meccanica vettoriale all'ottimizzazione della performance e alla prevenzione dei sovraccarichi in soggetti sani: un campo d'azione specifico, con responsabilità professionali precise.

Nelle sezioni seguenti scoprirai i principi fisici che governano il comportamento muscolare, come si manifestano nella performance atletica, e come intervenire per migliorare l'efficienza del gesto attraverso l'analisi vettoriale e il riequilibrio delle forze.

Il Fenomeno dell'Accorciamento Muscolare: dalla Fisica alla Performance Atletica

Ogni muscolo risponde alle leggi fisiche che regolano la deformazione dei materiali.
Applicando queste leggi al sistema muscolare, emerge un comportamento differenziato tra le sue componenti:

  • Le componenti contrattili (actina e miosina), dotate di un coefficiente di elasticità elevato, si accorciano e tornano alla lunghezza originaria dopo la contrazione.

  • Le componenti connettivali (membrane, aponeurosi, tendini), aventi un coefficiente inferiore a 1, mantengono deformazioni residue proporzionali al prodotto forza × tempo applicato.

L’accorciamento, quindi, è funzione più del tempo di tenuta che della forza esercitata:
una contrazione mantenuta a lungo provoca adattamenti più marcati rispetto a una contrazione intensa ma breve.

Nel tempo, attraverso l’accumulo di piccole deformazioni residue, il muscolo subisce un accorciamento progressivo delle sue componenti connettivali.
Questo processo, che si sviluppa nell’arco di mesi o anni, modifica la distribuzione interna delle forze e genera due grandezze inversamente proporzionali:

  • Forza Resistente (FR): la resistenza che il muscolo oppone all’allungamento;

  • Forza Lavoro (FL): la capacità di produrre movimento utile (forza per spostamento).

All’aumentare dell’accorciamento connettivale, FR cresce e FL diminuisce in modo proporzionale.
Un muscolo accorciato sviluppa una resistenza interna che deve essere vinta prima di produrre movimento:
è come se una parte dell’energia contrattile venisse costantemente dissipata per superare un attrito interno.

Il motore (la componente contrattile) funziona perfettamente, ma l’energia disponibile per il movimento si riduce.
Nel corpo efficiente, la Forza Resistente è minima e la Forza Lavoro massima: l’energia è interamente disponibile per l’azione.
Con l’accumulo degli accorciamenti, la proporzione si inverte: il corpo mantiene la forza ma perde efficienza meccanica; il gesto diventa meno fluido, meno preciso, più costoso sul piano energetico.

Un esempio concreto: l'atleta che si affatica troppo

Hai presente quando spingi un carrello della spesa con le ruote libere?

Tutta la forza che applichi si trasforma in movimento - è pura Forza Lavoro.

Ora immagina che una ruota si blocchi parzialmente: continui a spingare con la stessa intensità, ma parte dell'energia la bruci solo per vincere la resistenza interna.

Il carrello avanza più lentamente, tu ti affatichi di più, ma il problema non è la tua forza - sono le ruote frenate.

Nel corpo dell'atleta succede la stessa cosa: quando gli accorciamenti connettivali aumentano la Forza Resistente, è come avere le ruote frenate dall'inizio.

Il gesto richiede più energia, la coordinazione peggiora, la precisione cala - non perché l'atleta sia debole, ma perché parte della sua forza viene dissipata internamente prima ancora di produrre movimento.

Questo spiega perché un atleta può allenarsi intensamente senza migliorare, o perché perde fluidità pur mantenendo la forza. Il problema non è quanto spinge, ma quanta di quella spinta diventa realmente movimento utile.

Questo principio - la distribuzione delle forze tra resistenza interna e lavoro utile - è al centro dell'analisi biomeccanica del corso. 

Il ruolo del rinforzo muscolare nel modello AIFiMM per il movimento

Nel modello biomeccanico sistemico utilizzato da AIFiMM, il lavoro di rinforzo muscolare non è escluso e non è considerato dannoso.
Semplicemente, non rappresenta il primo passo quando nel sistema sono presenti accorciamenti vettoriali dominanti che “frenano” il gesto.

Il principio è semplice:

  • un muscolo sottodominante non può modificare in modo stabile la meccanica del gesto
    finché il vettore dominante esprime una Forza Resistente (FR) superiore;

  • nel gesto atletico questo si traduce in movimenti apparentemente forti, ma poco efficienti, costosi dal punto di vista energetico e più esposti al sovraccarico.

Un esempio è il lavoro sugli stabilizzatori del bacino durante la corsa.
Se i flessori dell’anca mantengono una FR elevata, l’allineamento pelvico non è stabile:
prima di generare propulsione, l’atleta deve “vincere” quella resistenza interna.

In questa condizione, il semplice rinforzo dei muscoli estensori o dei glutei non può ripristinare da solo un pattern di corsa efficiente:
la forza prodotta si disperde perché il sistema lavora contro una geometria articolare non favorevole.

L’atleta può sentire di avere “più forza in palestra”, ma la meccanica del gesto resta inefficiente:
è come spingere con più potenza… su un sistema che oppone la stessa resistenza interna di prima.


La sequenza corretta: prima riequilibrio vettoriale, poi rinforzo

Nel corso il lavoro si concentra prima sulla fase di riequilibrio meccanico attraverso:

  • riduzione della FR nei muscoli in accorciamento,

  • riequilibrio dei vettori dominanti lungo le catene cinetiche,

  • ripristino di un allineamento articolare funzionale al gesto,

  • diminuzione dei conflitti meccanici e dei compensi inefficienti.

Solo dopo questa fase, il rinforzo:

  • diventa pienamente efficace,

  • consolida il riequilibrio ottenuto,

  • incrementa la Forza Lavoro (FL) realmente disponibile per il movimento,

  • migliora la capacità di esprimere forza, precisione e continuità nel gesto.

In questo senso, il modello AIFiMM non è alternativo al strength & conditioning:
crea le condizioni biomeccaniche perché i programmi di forza, potenza o resistenza possano esprimere il loro reale potenziale senza generare compensi inutili.


Perché questa sequenza è fondamentale in ambito motorio

Un programma che aumenta la FL prima di aver ridotto la FR:

  • incrementa la capacità di spinta, ma non modifica il vettore che distorce l’asse articolare;

  • rischia di rinforzare un pattern compensatorio, anziché la meccanica ideale del gesto;

  • nei casi più critici può amplificare la dispersione energetica e il sovraccarico locale.

Al contrario, quando il rinforzo viene inserito dopo il riequilibrio vettoriale:

  • stabilizza la nuova organizzazione del gesto,

  • migliora la performance in modo più pulito e ripetibile,

  • riduce la probabilità di ricadere negli stessi schemi inefficaci,

  • valorizza il lavoro svolto con le posture attive e le contrazioni isometriche in massimo allungamento.


Conclusione operativa per i professionisti del movimento

Nel modello AIFiMM applicato all’ambito motorio e preventivo:

  • il rinforzo non è vietato,

  • non è considerato dannoso,

  • ma appartiene alla fase successiva, quando la meccanica del sistema è stata riequilibrata.

Le contrazioni isometriche in massimo allungamento riducono la Forza Resistente;
il rinforzo, inserito al momento opportuno, incrementa la Forza Lavoro e consolida la stabilità funzionale del gesto.

Sono interventi complementari, non alternativi:
prima si liberano le “ruote frenate”, poi si lavora per rendere il motore più potente ed efficiente.

L’analisi segmentaria per la performance

Nel corso i muscoli non vengono considerati nella loro realtà anatomica, ma come vettori di forza interdipendenti.
Attraverso la scomposizione vettoriale, è possibile identificare le componenti muscolari che limitano la meccanica del movimento e quindi la performance.

La regola del parallelogramma consente di calcolare le risultanti, individuare i vettori che generano squilibrio e definire gli esercizi specifici per l’ottimizzazione del gesto motorio.
Ogni catena cinetica viene analizzata nelle sue componenti vettoriali per comprendere dove si disperde energia e come ripristinare un flusso efficiente delle forze lungo il sistema.

La colonna vertebrale, osservata tridimensionalmente, rivela compensi e deviazioni che riducono la trasmissione delle forze, compromettendo la coordinazione complessiva del gesto.

L’interpretazione sistemica nella prevenzione

I muscoli non agiscono mai in modo isolato: sono collegati tra loro in catene cinetiche interdipendenti.
L’efficienza segmentaria è direttamente proporzionale all’efficienza globale del sistema.
Più estesi sono gli accorciamenti distribuiti nel sistema muscolare, più difficile diventa organizzare un movimento coordinato e preciso.

Un calo di performance può dipendere da una limitazione situata lontano dal distretto che appare in difficoltà:
una riduzione di mobilità in un’anca o in un tratto toracico può, per esempio, alterare la traiettoria di una spalla durante il gesto atletico.

L’analisi sistemica consente di individuare queste interferenze a distanza, comprendendo come un accorciamento localizzato possa influenzare l’intero equilibrio vettoriale del corpo.
Riconoscere tali relazioni è il presupposto per progettare interventi preventivi realmente efficaci.

Le contrazioni isometriche in massimo allungamento diventano così lo strumento operativo per:

  • ridurre la Forza Resistente complessiva,

  • migliorare la coordinazione tra le catene muscolari,

  • liberare il potenziale biomeccanico del gesto sportivo.

L’approccio per l’ottimizzazione atletica

Il processo di lavoro proposto nel corso segue una sequenza logica e osservativa:

  • Valutazione statica: per identificare deviazioni assiali e alterazioni della trasmissione delle forze.

  • Valutazione dinamica: per riconoscere dispersioni energetiche e compensi inefficienti durante il gesto.

  • Test funzionali: per distinguere limitazioni muscolari primarie da adattamenti secondari.

A partire da queste osservazioni, il professionista del movimento guida l’esecuzione di esercizi attivi mirati a ridurre la tensione nei muscoli accorciati.
Le contrazioni isometriche in massimo allungamento, eseguite attivamente dal cliente o atleta, diminuiscono la Forza Resistente e aumentano la Forza Lavoro disponibile.

Il corso fornisce così strumenti concreti per trasformare l’osservazione biomeccanica in progressioni di esercizi attivi, ottimizzando la performance e prevenendo i sovraccarichi attraverso il riequilibrio vettoriale dell’intero sistema.

QUANDO IL PROBLEMA NON È PIÙ MOTORIO

Il professionista del movimento opera su efficienza, coordinazione e prevenzione: quando emergono segnali che esulano da questo ambito, il modello biomeccanico fornisce criteri chiari per riconoscerli e inviare allo specialista sanitario.

Il corpo si adatta. Sempre. Ma non sempre in modo funzionale

Ogni corpo cerca equilibrio.
Davanti a una limitazione, una tensione o un sovraccarico, il sistema muscolare non si arrende: trova un modo per continuare a muoversi.
È la sua forza e, al tempo stesso, la sua fragilità.

L’adattamento è ciò che ci permette di camminare nonostante una rigidità, di saltare anche se un segmento non lavora perfettamente, di spingere un gesto oltre il limite apparente.
Ma ogni compenso ha un costo: una piccola deviazione dell’asse, un cambio di direzione delle forze, un carico che si sposta su un’articolazione non progettata per sopportarlo.

Così il corpo mantiene la prestazione, ma sacrifica la precisione.
Con il tempo, queste micro-compensazioni diventano abitudini motorie stabili, difficili da percepire ma decisive nella perdita di efficienza biomeccanica.

Capire la logica dell’adattamento significa leggere il linguaggio del corpo: un linguaggio fatto di vettori, di direzioni, di forze che si sommano e si oppongono.
Dietro ogni gesto “disordinato” c’è un sistema che ha scelto la sopravvivenza alla perfezione.

Il compito del professionista del movimento è aiutare il corpo a riconquistare la strada della funzionalità, non imponendo una forma esterna, ma ricostruendo le condizioni meccaniche che permettono al gesto di essere efficiente.

Quando il corpo recupera equilibrio tra Forza Resistente e Forza Lavoro,
il movimento torna fluido, il respiro si espande e la performance diventa naturale.

Dalla teoria alla pratica: due livelli integrati di formazione

La caratteristica di questo corso sta nell’integrazione tra teoria e pratica: ogni principio biomeccanico viene tradotto in esperienza diretta.
Il lavoro pratico si sviluppa su due livelli complementari.

1️⃣ Le 10 sedute tipo

  • condotte dal docente e vissute in prima persona da ogni partecipante,

  • organizzate in progressione logica — dagli esercizi più semplici a quelli più complessi,

  • applicabili sia nei percorsi di gruppo che nel lavoro individuale.

Questa esperienza ti permette di percepire direttamente l’efficacia delle proposte, comprenderne la logica biomeccanica e disporre di una base strutturata da cui partire per adattare il lavoro alle esigenze reali di atleti e clienti.

2️⃣ Lavoro individuale ad personam

  • ogni partecipante sperimenta i ruoli di osservatore, operatore e soggetto,

  • per guidare percorsi personalizzati,

  • per riconoscere le problematiche motorie che ostacolano l’efficienza del gesto atletico,

  • per identificare segnali precoci di disfunzione che, se trascurati, possono evolvere in patologie conclamate.

È un vero laboratorio di osservazione e valutazione: la teoria appresa diventa metodo operativo, capace di affinare lo sguardo e trasformare la pratica quotidiana in uno strumento più preciso, coerente ed efficace.

La versione in presenza ti permette di sentire le sequenze nel corpo, di sperimentare le variazioni su di te e sui colleghi, e di ricevere correzioni in tempo reale.

FUNZIONE E STRUTTURA: UN EQUILIBRIO DINAMICO

“In un corpo sano è la funzione a governare la struttura.
In un corpo malato, è la struttura a governare la funzione.”

— Françoise Mézières

Questa frase racchiude l’essenza del modello biomeccanico sistemico.
La struttura non è mai un’entità fissa: è la traccia che la funzione lascia nel tempo.
Ogni volta che il corpo si muove, imprime nelle sue fibre la memoria delle forze che lo attraversano.
Se queste forze restano equilibrate, la struttura mantiene elasticità, precisione e coerenza;
se invece si alterano, la struttura si irrigidisce e finisce per imporre la propria forma al movimento.

In questa prospettiva, la performance non è solo un fatto di forza o coordinazione, ma di armonia tra ciò che il corpo fa e ciò che diventa facendo.
Quando la Forza Lavoro prevale sulla Forza Resistente, il gesto è fluido, essenziale, economico: la funzione guida la struttura.
Quando invece la resistenza interna domina, la struttura prende il sopravvento e il corpo comincia a “muoversi contro se stesso”.

Durante il corso vedrai e vivrai praticamente  questa transizione:
come un corpo rigido ritrova progressivamente la propria funzione e come, nel farlo, cambia la sua forma.
È un passaggio visibile, misurabile, ma anche percettivo: il movimento si semplifica, il respiro si apre, la coordinazione si ricompone.

Funzione e struttura non sono opposti: sono poli di un equilibrio dinamico che può essere educato, osservato e guidato.
Questo è il compito della meccanica vettoriale applicata al movimento umano.

Tre pilastri operativi

Ogni modello scientifico diventa realmente utile solo quando si traduce in un metodo di osservazione e di azione.
La meccanica vettoriale applicata al movimento si fonda su tre principi cardine, che guidano l’intero lavoro del corso: analisi, interpretazione, riequilibrio.
Tre prospettive diverse di uno stesso obiettivo: trasformare la conoscenza biomeccanica in competenza motoria.


🔹 1. Analisi vettoriale dei muscoli

Capire dove agiscono le forze per capire come agisce il corpo.

Ogni muscolo è un vettore che esercita una forza con direzione, intensità e punto di applicazione.
Analizzarne le relazioni significa comprendere come le forze si sommano o si contrastano all’interno del sistema.
Questo tipo di analisi permette di individuare i vettori dominanti — quelli che “tirano” la struttura fuori equilibrio — e di riconoscere gli assi su cui l’energia si disperde.

È il primo passo per leggere il corpo non in base alla forma, ma in base alle forze che lo modellano.


🔹 2. Interpretazione biomeccanica delle inefficienze motorie

Dare un senso meccanico ai compensi e alle deviazioni.

Ogni disfunzione motoria o perdita di efficienza ha una spiegazione fisica.
Attraverso la logica vettoriale, il professionista del movimento può identificare le cause strutturali di un comportamento motorio alterato:
una rotazione, un accorciamento, una deviazione dell’asse non sono più sintomi, ma segnali misurabili di uno squilibrio di forze.

L’interpretazione biomeccanica consente di distinguere ciò che è adattamento funzionale da ciò che è compenso disfunzionale, fornendo criteri oggettivi per decidere come e dove intervenire.


🔹 3. Posture attive e contrazioni isometriche

Riequilibrare le forze per restituire libertà di movimento.

Il riequilibrio non avviene per allungamento passivo, ma attraverso contrazioni isometriche in massimo allungamento fisiologico o relativo.
Questo tipo di lavoro riduce la Forza Resistente e ricostruisce la Forza Lavoro disponibile, restituendo al sistema muscolare la sua efficienza originaria.

Le posture attive diventano strumenti dinamici: mostrano come il corpo possa ritrovare elasticità e precisione senza mai forzare.
Ogni contrazione, ogni adattamento, ogni rilascio è parte di un processo di riorganizzazione vettoriale, in cui il corpo apprende a utilizzare meglio le proprie risorse.


Dalla teoria al gesto

I tre pilastri operativi rappresentano la sintesi del corso:
non un insieme di tecniche, ma un modo di leggere e guidare il movimento umano secondo le leggi della fisica e della fisiologia.
Applicarli significa passare dal “come si fa” al “perché funziona”, e riportare la scienza al servizio dell’efficienza e della prevenzione.

FISICA LINEARE E NON LINEARE AL SERVIZIO DEL CORPO UMANO

Ogni movimento può essere compreso attraverso due prospettive complementari:
la fisica lineare, che descrive e misura le forze, e la fisica non lineare, che spiega le relazioni dinamiche e adattive tra le componenti del sistema corporeo.


🔹 La fisica lineare – la logica delle forze visibili

È il punto di partenza dell’analisi biomeccanica.
Attraverso la scomposizione vettoriale possiamo definire direzione, intensità e punto di applicazione delle forze, valutare i disallineamenti, calcolare le risultanti e identificare le aree di dispersione energetica.
La fisica lineare fornisce dunque una base quantificabile e verificabile: permette di leggere il corpo come un insieme coerente di vettori, e non come una somma di segmenti.


🔹 La fisica non lineare – la logica delle interdipendenze

Ma il corpo umano non reagisce in modo proporzionale e prevedibile.
Ogni variazione locale — una tensione, un accorciamento, una minima deviazione assiale — si propaga nel sistema e modifica l’intero equilibrio vettoriale.
Il corpo si comporta come un sistema complesso adattivo, in cui le forze si influenzano reciprocamente attraverso catene muscolari e connettivali.

In questo contesto, la linearità si interrompe:
una piccola variazione in un distretto può generare una grande variazione altrove, creando adattamenti a cascata che riguardano postura, coordinazione e performance.
È questo principio che spiega perché un accorciamento a livello del piede possa modificare la direzione delle forze fino al torace o alla testa.


🔹 L’integrazione dei due livelli

Il modello biomeccanico sistemico integra le due dimensioni:

  • la fisica lineare, che permette di misurare e descrivere con precisione vettori e disallineamenti;

  • la fisica non lineare, che spiega come il corpo si adatti e si riorganizzi per mantenere equilibrio e continuità funzionale.

Questa integrazione consente una lettura completa del movimento:
misurabile nei parametri meccanici, ma anche sensibile alle logiche emergenti del sistema vivente, dove l’ordine nasce dall’interazione tra forze opposte.

“L’integrazione tra linearità e non linearità consente una lettura completa del movimento: misurabile nei parametri meccanici ma sensibile alle logiche emergenti del sistema vivente.”

Cosa imparerai a fare

Alla fine del percorso non avrai soltanto nuove nozioni, ma un diverso modo di osservare il corpo in movimento.
Imparerai a leggere ciò che accade davvero dietro un gesto efficiente o disfunzionale, riconoscendo le forze che lo generano e gli adattamenti che ne derivano.

Comprenderai come un accorciamento locale possa modificare la direzione delle forze a distanza, come la Forza Resistente si manifesti nei gesti apparentemente corretti, e come restituire fluidità al movimento senza forzarlo.

Attraverso l’analisi vettoriale e la lettura sistemica delle catene muscolari, sarai in grado di:

  • valutare il corpo con logica sistemica, cogliendo la relazione tra equilibrio statico e dinamico,

  • identificare i vettori muscolari dominanti che alterano la meccanica e riducono la precisione del gesto,

  • progettare progressioni di lavoro adattabili, basate sulla sequenza delle dieci sedute tipo e integrate nel tuo metodo di allenamento o rieducazione motoria,

  • riconoscere i segnali precoci di inefficienza, intervenendo prima che diventino limitazioni strutturate,

  • utilizzare le contrazioni isometriche in massimo allungamento come strumento di riequilibrio attivo, per ridurre la forza resistente e aumentare la forza utile disponibile.

In sintesi, imparerai a leggere, interpretare e guidare il corpo secondo le leggi che ne governano la meccanica profonda — trasformando la biomeccanica in un linguaggio operativo, capace di unire scienza, sensibilità e prevenzione.

A chi è rivolto

Questo corso è pensato per chi lavora ogni giorno con il corpo in movimento e vuole comprenderlo in modo più profondo e scientificamente fondato.
Non offre protocolli o esercizi preconfezionati, ma un modello di ragionamento biomeccanico applicabile a qualsiasi disciplina motoria, sportiva o preventiva.

È rivolto a:

  • Laureati e studenti in Scienze Motorie (dal terzo anno) che desiderano approfondire la fisiologia meccanica del movimento e acquisire strumenti di valutazione avanzata;

  • Chinesiologi, posturologi e diplomati ISEF, interessati a integrare nella propria pratica un modello sistemico basato su leggi fisiche e principi adattivi;

  • Preparatori atletici e personal trainer, che vogliono migliorare l’efficienza dei propri programmi, riducendo i rischi di sovraccarico e di perdita di precisione del gesto;

  • Istruttori di Pilates e discipline affini, che desiderano comprendere cosa accade realmente “dietro” un movimento armonico, per guidarlo in modo più consapevole.

Il corso è progettato nel pieno rispetto della normativa italiana (DM 741/94 e L.136/06), offrendo ai professionisti del movimento una base biomeccanica solida per prevenzione, valutazione e ottimizzazione motoria.

In un panorama formativo spesso confuso tra “posturale”, “globale” e “riabilitativo”,
questo corso restituisce al professionista del movimento una identità scientifica chiara e autonoma:
comprendere le leggi che governano il gesto, per allenare senza generare inefficienze meccaniche o sovraccarichi inutili.

Pur utilizzando un modello scientifico avanzato, il corso rimane pienamente collocato nell’ambito motorio: performance, prevenzione e ottimizzazione del gesto.

Cosa ottieni partecipando

Partecipare a questo corso significa entrare in una prospettiva nuova:
vedere il corpo come un sistema di forze interdipendenti, in cui ogni adattamento racconta una storia meccanica.
Non solo apprenderai un modello teorico, ma imparerai a riconoscere nel movimento ciò che la teoria descrive — fino a tradurlo in pratica quotidiana.

  • Attestato AIFiMM

  • Competenze operative reali – osservazione, valutazione, progettazione.

  • Esperienza diretta – ogni seduta vissuta, discussa e analizzata con guida docente.

  • Accesso alla rete AIFiMM – community professionale, aggiornamenti e inserimento a richiesta nell’albo operatori con la tua qualifica professionale.

In sintesi, otterrai molto più di un attestato:
una nuova lente di lettura del movimento umano, basata su fisica, fisiologia e complessità.
Un metodo che insegna non solo a fare, ma a capire perché si fa.

Docenti

Mauro Lastrico e Laura Manni, fisioterapisti e formatori con oltre 25 anni di esperienza clinica e didattica.
Il loro lavoro integra rigore scientifico, osservazione morfologica e didattica esperienziale, con più di 300 corsi condotti e oltre 6.000 professionisti formati.

Struttura del corso, costi e agevolazioni

📆 Durata: 9 giornate in presenza, suddivise in 3 seminari.
📍 Ogni seminario alterna teoria, esperienza personale, lavoro individuale e attività di gruppo.

💳 Quota di iscrizione: € 1.400 + IVA (22%)
💼 Pagamento rateale disponibile

🎯 Agevolazioni: sconti per iscrizioni anticipate, gruppi e studenti.

❓ Domande frequenti (FAQ)

📌 È un corso riabilitativo o sanitario?

No. Questo percorso è progettato per l’ambito motorio: performance, prevenzione primaria e ottimizzazione del gesto nei soggetti sani. Il modello biomeccanico utilizzato è specificamente applicato al movimento, non al trattamento del dolore o delle patologie.
Quando emergono segnali che richiedono competenze sanitarie, il professionista formato AIFiMM riconosce i limiti del proprio ruolo e invia allo specialista.

📌 Farò diagnosi o trattamenti?

No. Imparerai a riconoscere quando il "carrello ha le ruote frenate" (inefficienza biomeccanica) e come intervenire con esercizi attivi per "liberare le ruote" (ridurre FR, aumentare FL). Se invece il problema è una "ruota rotta" (patologia), saprai riconoscerlo e inviare allo specialista sanitario.

📌 Posso usarlo per condurre gruppi?

Sì. Le 10 sedute tipo sono pensate per essere applicate sia in contesti di gruppo che individuali, con progressioni adattabili in base agli obiettivi e alle caratteristiche dei partecipanti.

📌 Include il lavoro individuale?

Sì. Il lavoro individuale è uno dei punti di forza del corso.
Imparerai a osservare il corpo in statica e in dinamica, costruire esercizi personalizzati e riconoscere segnali da indirizzare all’attenzione sanitaria, nel pieno rispetto della tua professionalità.

📌 Che vantaggi offre la versione in presenza rispetto all’online?

La formazione in presenza ti permette di vivere ogni seduta in prima persona, ricevere feedback diretti dai docenti, confrontarti dal vivo con i colleghi e allenare l’occhio biomeccanico in modo guidato e progressivo.

📌 Cosa differenzia questo corso da altri corsi posturali?

La differenza è metodologica.
È un modello fisico-biologico che spiega come le forze interagiscono nel corpo. Il professionista non applica posizioni, ma legge vettori e relazioni: ciò che guida il gesto non è la forma, ma la meccanica che la genera.

Questo corso restituisce al professionista del movimento una identità scientifica chiara:
comprendere le leggi che governano il gesto, per allenare senza consolidare compensi inefficienti o sovraccarichi inutili, rimanendo pienamente nell’ambito motorio.

COLLABORAZIONE PROFESSIONALE, SENZA SOVRAPPOSIZIONI

Il modello biomeccanico proposto da AIFiMM permette ai professionisti del movimento di lavorare con strumenti chiari e scientifici su efficienza, prevenzione e ottimizzazione del gesto nei soggetti sani.

Allo stesso tempo fornisce i criteri necessari per riconoscere quando un segnale richiede l’intervento di competenze sanitarie.

Questo crea un vantaggio concreto per tutti:

  • il professionista del movimento opera con una logica biomeccanica rigorosa,

  • il mondo sanitario riceve un invio più preciso e motivato,

  • l’atleta o il cliente è seguito nel modo più appropriato al proprio stato.

Il modello non genera sovrapposizioni, ma continuità:
ogni professionista contribuisce alla salute e all’efficienza del movimento secondo il proprio ruolo, utilizzando un linguaggio biomeccanico comune e rispettoso delle competenze di ciascuno.

Allenare senza creare inefficienze meccaniche

Allenare significa guidare un sistema complesso verso la sua efficienza naturale.
Ogni esercizio, ogni gesto, ogni adattamento lascia un’impronta: meccanica, connettivale, funzionale.
Il compito del professionista del movimento è riconoscerla, rispettarla e orientarla.

Questo corso nasce da un principio semplice e profondo:
si può migliorare la performance senza compromettere la salute del corpo.
Basta conoscere le leggi che lo governano, e imparare a dialogare con esse.

Il modello biomeccanico sistemico derivato dal Metodo Mézières restituisce al movimento la sua dimensione scientifica:
non più una sequenza di esercizi, ma un linguaggio di forze che il corpo traduce in equilibrio.

Imparare a leggere quel linguaggio significa prendersi cura del futuro del movimento umano.
Ed è questo, più di tutto, ciò che questo corso vuole insegnare.

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