Questa è una sintesi degli scritti di Françoise Mézières e dei principi da lei descritti a sostegno della sua metodica.
Tali principi traggono origine dalle sue osservazioni e dalle sue intuizioni sul sistema muscolo-scheletrico che hanno precorso i tempi dimostrando la sua genialità.
Molte delle osservazioni e delle "leggi" enunciate da Mézières, infatti, troveranno spiegazione scientifica solo tempo dopo, per lo più proveniente dall'ambito fisico-matematico con le teorie sul comportamento dei sistemi sia in ambito lineare che non lineare.
Françoise Mézières nasce ad Hanoi il 18 giugno 1909.
Nel 1937 si diploma come fisioterapista presso l'Ecole Francaise d'Orthopedie et Massage di Parigi.
A partire dal 1947 iniziano gli studi che la porteranno a costruire la sua metodica.
Dagli anni '50 inizia la formazione rivolta ai fisioterapisti.
Muore, a Noisy-sur-l'Ecole, il 17 ottobre 1991.
Il Metodo nasce dall'osservazione di un fenomeno inaspettato da parte della Mézières nel 1947.
Il fenomeno viene osservato su una paziente affetta da ipercifosi dorsale e periartrite scapolo-omerale bilaterale, curata per due anni con corsetto di cuoio e ferro.
Questo non solo non aveva portato miglioramenti, ma le aveva procurato escoriazioni.
Françoise Mézières, dopo aver tentato, senza successo, mentre era in posizione seduta, di farle portare le spalle indietro premendo sull'apice della cifosi, non trovò altre soluzioni che distenderla sul dorso (figura 1) ed esercitare una pressione sulle spalle (figura 2).
Questa manovra poco efficace per le spalle, provocò immediatamente una marcatissima iperlordosi lombare (fig 2).
Impedendola con la retroversione del bacino per mezzo della flessione delle ginocchia sull'addome, l'iperlordosi si spostò immediatamente al livello del collo (fig 3).
Mézières ripetè più volte l'esperimento ed il fenomeno continuò a presentarsi fornendo chiari dati sullo stato dei muscoli dorsali in esame. Da ciò dedusse che la lordosi si era spostata lungo il rachide come un anello lungo un asse e quindi che:
I muscoli costituiti da fasci longitudinali o miofibrille, presentano una striatura trasversale periodica costituita dall'alternarsi di dischi chiari (bande I), scuri (bande A), intermedi (dischi Z) ed in più le zone di Hansen (zone H) che compaiono solo durante la contrazione muscolare.
Il sarcomero è l'unità che va da un disco Z a quello successivo.
Quando l'azione muscolare determina l'avvicinamento delle sue inserzioni, il muscolo effettua un lavoro concentrico che dà origine principalmente a dei sarcomeri in parallelo e quindi a muscoli voluminosi, corti e resistenti all'allungamento.
Durante tutte le attività motorie l'Uomo utilizza le contrazioni in avvicinamento delle inserzioni; ciò produce nel tempo un progressivo e costante accorciamento della muscolatura che a sua volta determinerà delle modificazioni morfologiche, cioè l'alterazione della fisiologica sequenza articolare.
Dalla descrizione delle prime osservazioni è emerso che i muscoli dorsali si comportano come un unico muscolo; ciò dà origine a quelle che Mézières definisce catene cinetiche.
Una catena cinetica è un sistema di muscoli poliarticolari che si ricoprono e si influenzano come le tegole di un tetto.
Tutti gli elementi di una catena cinetica sono solidali, così che tutte le azioni localizzate (sia allungamenti che accorciamenti) provocano il raccorciamento del sistema, per flessione o rotazione.
Le catene cinetiche sono ipertoniche e retratte per somma di forze muscolari.
Mézières definisce quattro catene:
La catena cinetica posteriore si estende dall'occipite alle dita dei piedi, risale anteriormente sino al ginocchio ed é costituita dai muscoli detti della "statica".
Questi assicurano con il loro tono e la loro tensione fibro-elastica la stabilità dei vari elementi e dell'equilibrio.
Sono anche responsabili del mantenimento dell'equilibrio attraverso i riflessi posturali qualora venga messo in pericolo.
Hanno inoltre una maggiore quantità di tessuto connettivo fibroso e tendono, più di altri, a fissare gli accorciamenti ed a retrarsi.
La catena cinetica posteriore, vista la sua estensione, interviene in tutti i movimenti tanto come motore che come freno del movimento ed è implicata in tutti i dismorfismi.
Le altre catene, antero-interna (muscoli iliaci, psoas e diaframma), anteriore del collo (dall'apofisi basilare a D3), e quella brachiale (muscoli del braccio) sono sinergiste della catena posteriore.
Un'azione localizzata produce delle retrazioni muscolari a monte o a valle della zona interessata e quindi la "lunghezza totale" della muscolatura non viene modificata.
Altro fattore di inefficacia delle azioni localizzate è rappresentato dal fatto che un qualunque dismorfismo non è mai espressione di un accorciamento muscolare locale, ma è espressione dell'accorciamento dell'insieme e le alterazioni morfologiche sono distribuite per micro o per macro su tutte le articolazioni.
Da ciò deriva che, qualunque sia il problema, è necessario guardare al corpo nel suo insieme osservando tutti i compensi e, successivamente, trattarlo nella sua globalità.
La contrattura e successiva retrazione muscolare organizzata nelle catene cinetiche, determina una modificazione della normale simmetria corporea.
Per Françoise Mézières è questa la causa di tutte le patologie ortopediche (tranne quelle di origine congenita o acquisita).
La retrazione delle catene cinetiche determina cioè la deviazione della colonna vertebrale (scoliosi, iperlordosi, ecc), una spalla più alta dell'altra, il bacino ruotato, le ginocchia vare o valghe, ecc.
E' quindi la muscolatura che influenza e modifica i normali rapporti scheletrici; le patologie che ne derivano sono tutte risolvibili riallungando la muscolatura.
Nelle patologie da conflitto scapolo-omerale, ad esempio, la contrattura muscolare determina uno spostamento dell'omero all'interno dell'articolazione della spalla.
La testa dell'omero perde la sua posizione centrale, entra in contatto con una parte della cavità articolare della scapola e determina un'infiammazione da sfregamento.
Ciò determinerà, oltre ad un'impotenza funzionale, una modificazione morfologica: la spalla colpita risulterà, rispetto alla sana, più alta o bassa, più anteposta o retroposta; il capo potrà inclinarsi da un lato; il bacino ruotare; ecc.
In questo esempio il trattamento non dovrà avvalersi di mobilizzazioni ma, al contrario, si dovranno ricercare i muscoli che accorciandosi, hanno determinato lo spostamento dell'omero (e le altre asimmetrie) per riallungarli.
In questo modo l'omero tornerà nella sua posizione centrale all'interno dell'articolazione.
Così facendo, lavorando sulle cause che hanno prodotto l'insorgenza della patologia, la spalla recupererà stabilmente la sua corretta simmetria e la sua capacità funzionale.
Secondo Mézières l'Uomo ha una sua forma ottimale e tutte le deviazioni da questa forma perfetta non sono altro che l'espressione del disequilibrio corporeo in atto, che porterà alla comparsa dei processi patologici, visti non più come fenomeni accidentali, ma come il prodotto di più fattori operanti nel tempo.
Per Mézières tutti i dismorfismi che non siano causati da un'alterazione strutturale congenita o acquisita, sono sempre correggibili, indipendentemente dall'età del paziente.
In stazione eretta, con i piedi uniti, il biotipo di riferimento ha le seguenti caratteristiche:
Secondo Françoise Mézières, è la muscolatura organizzata in catene che influenza lo scheletro: (quindi) agendo sulla prima si può correggere il secondo.
Dai principi fin qui esposti è derivata una tecnica fondata sulla necessità di evitare l'aumento analitico della forza di ciascun muscolo.
Tale tecnica prevede, al contrario, l'allungamento dell'insieme dei muscoli in catena.
Durante il trattamento la morfologia del paziente verrà di continuo messa a confronto con quella del biotipo di riferimento e col progressivo avvicinamento dei parametri, si avrà la soluzione del problema patologico in corso.
Il lavoro sarà contemporaneo su tutte e quattro le catene perché le azioni localizzate non modificano la lunghezza totale della muscolatura.
Il lavoro sarà svolto in espirazione perché durante il momento inspiratorio o nell'apnea, il diaframma, agendo sui suoi pilastri, determina un'accentuazione della lordosi lombare, quindi un accorciamento.
Il lavoro si avvarrà delle contrazioni isometriche in massimo allungamento fisiologico o relativo della fibra muscolare, perché sono le uniche in grado di far aumentare il numero dei sarcomeri in serie, facendo sì che il muscolo guadagni in lunghezza, elasticità e forza.
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