dott.ssa Teresa Battaglia
fisioterapista - osteopata
L'uomo vive abitualmente in stazione eretta; solamente la malattia o il riposo lo costringono ad una posizione distesa. Non si può analizzare le sue patologie senza tener conto di questa realtà e dell'importanza che la statica e l'atteggiamento posturale giocano nella vita.
Quante volte accade che l'individuo viva male nel suo corpo benchè le indagini diagnostiche o strumentali siano completamente negative ? È necessario interrogarsi su questo e tentare strategie che oltre ai sintomi generali o specifici tengano anche conto delle cause posturali (viscerali, craniosacrali, strutturali, tissutali, organiche od altro ancora) che hanno determinato l'insorgenza e lo svilupparsi dell'anomalia.
Per conseguire buoni risultati è necessario interiorizzare l'anatomia funzionale e la fisiologia, ed inserirle in un concetto globale interdipendente. Convergendo le nostre conoscenze in questa direzione si constaterà che molte delle situazioni patologiche sono il frutto di squilibri posturali determinatisi con una successione di eventi la cui risultante modifica strutturale dei tessuti, ne hanno alterato la funzione.
Il filosofo Claude Bernard afferma che: " la funzione crea l'organo e l'organo si adatta alla funzione, in fisiologia la funzione governa la forma, mentre in patologia è la forma che governa la funzione".
Françoise Méziéres dice che: " in un corpo sano la funzione governa la struttura, in un corpo malato la struttura governa la funzione. Come l'orecchio riconosce le note giuste da quelle sbagliate anche l'occhio deve distinguere la forma sana da quella dismorfica".
In egual modo A. T. Still (1828 - 1917), fondatore dell'osteopatia, proclama che: " la struttura governa la funzione e la funzione induce la struttura".
L'anatomia funzionale si propone di studiare i rapporti esistenti tra struttura e funzione della parte anatomica presa in considerazione. L'anatomia funzionale parte dalla descrizione anatomica di una determinata struttura, muscolo, organo definendone l'anatomia e si interessa del funzionamento di tale struttura, indicando ad esempio per i muscoli le loro funzioni e come lavorano.
Il termine Struttura deriva dal latino structura, der. di struĕre "costruire, ammassare" (part. pass.structus). In senso ampio, sta a significare la costituzione e la distribuzione degli elementi che, in rapporto di correlazione e d’interdipendenza funzionale, formano un complesso organico o una sua parte; il complesso stesso, o un suo componente, inteso come entità funzionalmente unitaria risultante dalle relazioni reciproche dei suoi elementi costitutivi. In biologia, la composizione e la disposizione delle parti che costituiscono un tessuto, un organo o un intero organismo; si parla di struttura macroscopica, microscopica, submicroscopica (o ultramicroscopica), a seconda che sia rispettivamente osservabile senza ingrandimento, al microscopio ottico o risolubile con strumenti più potenti, come il microscopio elettronico. Anche, la disposizione relativa degli atomi in una molecola e di molecole in altre più complesse (struttura del DNA, struttura delle emoglobine, ecc.). In senso ampio, soprattutto nel linguaggio comune, l’insieme delle parti che concorrono a formare il corpo umano o qualsiasi altro organismo animale, e quindi anche la sua costituzione e conformazione.
Il termine Funzióne deriva dal latino functio-onis, derivato di fungi «adempiere». Attività svolta abitualmente o temporaneamente in vista di un determinato fine, per lo più considerata nel complesso di un sistema sociale, burocratico. In fisiologia, l’attività propria di una cellula, o di una sua parte, o di un organo, o di un sistema organico.
Ormai è indiscusso che tra forma e funzione esistano stretti rapporti; non è però sempre agevole dimostrarlo a causa della molteplicità di fattori che si intersecano nel determinare la struttura anatomica. Infatti, quando coesistono in una stessa struttura varie funzioni, come ad esempio nell'apparato stomatognatico, è necessario tradurre le stesse funzioni, anatomo-funzionalmente in vari substrati, onde ricostruirne l'aspetto funzionale globale dei singoli elementi. Pertanto, si può affermare che esiste interdipendenza stretta tra struttura e funzione; ciò porta ad osservare il corpo come unità funzionale dinamica, che possiede caratteristiche di relazione ed integrazione. Perciò, ci sono delle tempistiche, cioè: nel bambino che cresce e deve occupare spazio, la funzione modella la struttura. Nell'adulto c'è la fase ergonomica vera e prorpia, con funzione e forma che si equivalgono. Nell'anziano la forma è inadeguata a quella funzione e la stessa funzione fa implodere la forma, distruggendola.
Se un organo è fatto in un certo modo, la sua funzione ci aiuta a comprendere il perchè. Anche se è opinione generale che non esiste una forma anatomica stabile e fissa che rifletta un equilibrio definitivo tra struttura e funzione.
Se consideriamo la postura come il risultato dell'interazione dinamica tra due gruppi di forze: forza di gravità contrapposta alla forza dell'individuo, allora la postura non è altro che la forma in cui si esprime l'equilibrio di potere che esiste in qualunque momento tra questi due gruppi di forze. Quindi, qualsiasi deterioramento della postura indica che l'individuo sta perdendo terreno nella sua lotta con la forza ambientale della gravità.
Il corpo è un modello aggregativo con una sua mediana; la gravità grava su questo modello tendendo a schiacciarlo con una forza centripeta. Quindi, l'uomo è soggetto a forze centripete (implosive, come la forza di gravità) e centrifughe (esplosive, come la necessità di muoversi). Malattia e invecchiamento si associano alla riduzione del movimento e ad un aumento delle forze centripete. Tutto ciò che perturba il movimento è un aumento delle forze centripete (minor spazio). La forma dell'uomo è la risultante migliore di trasmissione delle forze centrifughe in quel momento.
L'anatomia è una conseguenza logica, dove le forme dipendono dalle funzioni. Non può esistere una forma senza una funzione, la funzione modella la forma e la modella in modo ergonomico; nell'ergonomia la forma riflette semplicemente una possibilità di scelta direzionale limitata. Quindi diventa una specializzazione.
La funzione nasce prima della forma, prima c'è l'Energia, poi la Materia. La Materia è una condensazione di Energia, che non può prevaricare l'Energia. Quindi la funzione è legata all'Energia che sceglie le direzioni che rispettono il giusto Tempo, la giusta Velocità e che occupano il giusto Spazio. In ciò sta la fisiologia di un sistema vivente, che modella le forme e che devono rispondere alle esigenze funzionali di quel distretto. L'ergonomia, appunto, consiste in: quella forma per quella funzione. Quindi l'eterno dilemma tra interdipendenza tra forma e funzione non è equivalente ma c'è sempre uno squilibrio a favore della funzione che può semplificare la forma. Quindi la forma è instabile mentre la funzione rimane stabile.
La complessità nasce dall'organizzazione di un sistema, e nello stesso sistema non si possono creare delle strutture che svolgono delle funzioni complesse in toto. Perciò c'è bisogno che ogni movimento globale possa essere frazionato in tante parti e ogni segmento è deputato ad un certo tipo di lavoro. Questi lavori rispondono alla legge che regolano i fattori vettoriali: Velocità, Spazio, Tempo. La funzione è l'espressione di un movimento ed è fatta per spostare la materia in una certa direzione, velocità e tempo. Velocità spazio e tempo sono grandezze vettoriali, intimamente connesse. Se sposto una cambiano anche le altre.
questi tre parametri equivalenti producono la Salute, finalizzati all'ergonomia;
Diceva Still (fondatore dell'osteopatia) che dalla nascita siamo dotati di un potenziale di energia, che è il quid energetico che ci accompagna sempre e che non si modifica. Ma ci sono molteplici disfunzioni, la capacità di risposta energetica è impoverita molto e rende faticoso vivere.
"Nella qualità del movimento si regge la qualità della vita".A.T. Still.
Le funzioni si manifestano con meccanismi di andata e di ritorno, si evidenziano attraverso una direzione che può essere centripeta, verso l'interno, o centrifuga se va verso l'esterno. Se si considera la respirazione è per metà un flusso centrifugo e metà centripeto, che stabilisce l'equilibrio. Idem per il sistema digerente: metà centripeto e metà centrifugo. Idem per il sistema circolatorio: metà processo sistolico e metà diastolico.
Se questo vale per i macrosistemi principali anche le articolazioni sono soggette a meccanismi che hanno un'andata e un ritorno ad una posizione di quiete. Questa alternanza tra andata e ritorno deve trovare un punto intermedio di non azione, che si identifica con una mediana. Però all'interno c'è la presenza di andate e ritorno multiple, che determinerà un moto ondulatorio, che trova una risultante unica. Tale riusltante si trova sempre nel momento di minore oscillazioni possibile in un numero di mediane infinito. Nel nostro sistema coesistono un numero di mediane infinite, che hanno un'unica risultante che è la verticalità. Attorno a questo fulcro di quiete abbiamo delle oscillazioni che ci permettono di attraversarlo ma non ci permettono di fermarci sul punto di stabilità. Quindi l'oscillazione e l'asimmetria fanno parte della natura dell'uomo.
Il sistema posturale è oscillativo e non è statico. In un sistema dinamico non può sussistere un momento di quiete statica. Le fasi di azione e non azione trovano dei momenti che riducono l'azione ma non la possono interrompere. È la caratteristica della vita, ciò rende diverso un sistema vitale da uno inerte, che è in grado di raggiunge una situazione di equilibrio. Mentre noi non rispondiamo alle leggi termodinamiche, perché la nostra organizzazione in ogni momento deve riadeguare il meccanismo di ricerca di un'ordine rispetto alle perturbazioni che arrivano dall'ambiente.
Concludendo, per avere un movimento la prima cosa che serve è Energia, poi serve una Massa, una Organizzazione, una Funzione. Devo organizzare le forze per disperdere il meno possibile; in questo senso mi serve Ergonomia e tutto ciò da una risposta antigravitaria. Le mediane: energetica, chimica (omeostasi), strutturale, di funzione, ergonomica danno una risposta antigravitaria.
La densità è il rapporto tra massa e volume; indica la quantità di materia che occupa il volume in rapporto agli spazi non occupati. Una densità omogenea pressuppone che la dislocazione della materia sia uniformemente distribuita, la disomogenietà presuppone che in alcuni punti la materia risulti più aggregata in qualche distretto rispetto ad altri. La materia si dispone nello spazio o all'interno del volume in modo passivo, sotto la spinta dei flussi di forza che nel loro andamento centripeto o centrifugo ne organizzano la disposizione. L'equilibrio stato-dinamico risiede nella possibilità di alternanza tra i due flussi; per cui la forza e la disposizione materiale mantengono, nonostante la dinamica, caratterisitiche di pseudostabilità.
In alcuni casi succede che il flusso centripeto possa prevalere su quello centrifugo, con il risultato che la dislocazione della materia all'interno del sistema corporeo risulti compressa, schiacciata sotto la spinta delle forze che non possono invertire la direzione del loro flusso. In questa condizione gli spazi vuoti presenti nelle posizioni molecolari si riducono. La quantità di vuoto interstiziale è indispensabile agli scambi, ogni scambio necessita di spazio libero occupabile.
Il rapporto tra la quantità di materia ed il suo spazio occupabile sono la condizione indispensabile per ogni cambiamento di stato.
In assenza di spazio libero occupabile non può esserci movimento. Il flusso centripeto sulla materia addensa lo stato della materia presente nel distretto condizionando e deviando le forze e le strutture circostanti. Il vulnus innesca un meccanismo attrattivo perverso ed inarrestabile che nel tempo condizionerà la distribuzione delle forze e delle sinsergie nell'intero sistema. Come succede nel campo attrattivo di un buco nero dell'universo dove la materia ha subito un collasso in compressione, l'energia resta comunque attiva ed il flusso centripeto convoglia la materia verso il punto centrale organizzandola in una altissima densità, poichè non vi saranno più spazi liberi all'interno intermolecolare.
È necessario l'intervento di una forza esterna in grado di interagire con il sistema corporeo allo scopo di ottenere un meccanismo di inversione flussica, in grado sia di interrompere l'andamento centrifugo che di modificare la situazione creatasi, riorganizzando la periferia della densità e che produca spazio libero, per il cambiamento che favorisca la dissipazione dello stato organizzato della materia compressa.
Qualunque aumento di densità comporta una organizzazione dei flussi di forza in grado di generare una condizione implosiva per i tessuti circostanti ed una modifica dei flussi sia di forza che di materia anche in distretti lontani. Spesso queste anomalie funzionali si evidenziano con piccole limitazioni di mobilità o aumento della consistenza dei tessuti locali.
Queste condizioni sono la cartina al tornasole che segnala una difficoltà distrettuale di energie allo stato potenziale che per svolgere il loro lavoro richiedono un'inversione direzionale del flusso. Poichè l'energia non può essere nè creata nè distrutta, l'unico sistema per ripristinare gli scambi corretti deve passare attraverso una conversione in energia di altro tipo: cinetica, termica, elettrica, chimica. Gli accumuli di energia e le consistenze rigide dei tessuti divengono nel sistema corporeo zone di densità aumentata, in cui i tessuti sono ostacolati nella possibilità intrinseca di comunicazione, di scambio di apporto e di drenaggio. Queste zone rappresentano fonti di afferenza continua ai sistemi di controllo, senza la possibilità di compensazione o ridistribuzione delle forze, creano una situazione che sfugge alla riorganizzazione, motivo per cui sono escluse con una sorta di congelamento dell'insieme funzionale, mediante un processo di "siderazione" tessutale locale.
Nella continuità di relazione tra tutti i tessuti e i sistemi, ciò che si trasmette a una componente, in tempo quasi reale, viene recepito da tutto l'insieme dei sistemi:
"Nella continuità l'azione si trasmette a tutta la globalità corporea".
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