Autori originali dello studio: Paolucci, Zangrando, Piccinini, Deidda, Basile, Bruno, Buzi, Mannocci, Tirinelli, Haggiag, Lispi, Villani, Saraceni.
Impact of Mézières Rehabilitative Method in Patients with Parkinson's Disease: A Randomized Controlled Trial.
La malattia di Parkinson determina, tra le altre manifestazioni, rigidità muscolare, riduzione della flessibilità del tronco, alterazioni dell’equilibrio e difficoltà nella gestione dei compiti motori automatici.
Il Metodo Mézières è stato proposto come trattamento complementare volto a migliorare la mobilità del rachide, l’allineamento segmentario e l’equilibrio funzionale.
Lo studio qui sintetizzato valuta la sua efficacia attraverso un trial clinico randomizzato.
Sono stati arruolati 36 pazienti con malattia di Parkinson, assegnati in modo randomizzato a due gruppi:
Gruppo Mézières
Gruppo controllo, che seguiva un programma di esercizi domiciliari
Le valutazioni sono state eseguite a:
T0: baseline
T1: fine del programma riabilitativo
T2: follow-up a 12 settimane
Berg Balance Scale (BBS) per l’equilibrio
Test di flessione anteriore del tronco per la mobilità del rachide
Dolore
Functional Gait Assessment (FGA)
Modified Parkinson’s Activity Scale
UPDRS – Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (Totale)
Qualità di vita
Capacità funzionale all’esercizio
BBS: miglioramento significativo (p < .001)
Flessione del tronco: miglioramento significativo (p < .001)
Entrambi i parametri sono stati mantenuti anche a T2.
A T1: differenze significative a favore del gruppo Mézières in
FGA (p = .027)
UPDRS Totale (p = .007)
A T2: differenza ancora significativa in
FGA (p = .03)
Non sono riportate differenze rilevanti per dolore, qualità della vita o altri outcome secondari.
Lo studio evidenzia che il Metodo Mézières può migliorare:
l’equilibrio statico e dinamico
la flessibilità del tronco
alcuni parametri di funzionalità motoria (UPDRS, FGA)
nei pazienti con malattia di Parkinson.
Gli effetti osservati sulla mobilità del tronco e sull’equilibrio risultano mantenuti anche a breve follow-up (12 settimane).
Sebbene i risultati siano incoraggianti, gli autori sottolineano la necessità di studi con campioni più ampi per confermare e generalizzare i dati.
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